Nasce a Dover nel 1856 e si occupa di economia. Inizia a scalare all’età di quindici anni ma viene accolto nell’Alpine Club, nel 1888. Talvolta scala con sua moglie, l’alpinista e scrittrice Mary Petherick e la sua amica Miss Bristow. Mummery è il primo a scalare la cresta di Zmutt sul Cervino (1879), l’Aiguille Verte (1881), l’Aiguille des Grands Charmoz (1882), il Dich-Tau (1890) e l’Aiguille du Grépon (1881). Si segnala, infine, che Mummery ripete l’ascensione dei Charmoz (1892) e scala il Monte Bianco (1894) senza l’ausilio di guide. Muore nel tentativo di scalare il Nanga Parbat il 24 agosto 1895.
Titolo: My climbs in the Alps and Caucasus
Luogo di edizione: Londra
Casa editrice: Scribner’s
Anno di pubblicazione: 1895
Edizione italiana di riferimento: Le mie scalate nelle Alpi e nel Caucaso, trad. Adolfo Balliano, Torino, Andrea Viglongo & C., 1965.
I quattordici capitoli del volume raccontano l’eccezionale esperienza alpinistica di Mummery, a partire dal Cervino nel 1879. L’anno successivo, come lui stesso racconta, inventa la “tenda Mummery” in seta di 1,8 x 1,2 m, ospitante due persone, usando come pali gli alpenstocks. Interessante il racconto della scalata del Dych Tau presso il ghiacciaio Bezingi nel Caucaso, compiuta nel 1888 con Heinrich Zurfluch e con un portatore tartaro. Nel quarto capitolo, si verifica un cambiamento della voce narrante, che viene ceduta alla moglie dello stesso Mummery, Mary Petherick, la quale si sofferma sui pregiudizi diffusi riguardo all’alpinismo femminile, per poi raccontare la sua ascensione della Teufelsgrat del Täschhorn avvenuta nel 1887 con Burgener, Andenmatten e il marito. Mummery spiega di arrampicare con corde – possibilmente solo con un altro alpinista a 15 m di distanza – e piccozze ma, in determinati passaggi complessi, è solito slegarsi, dimostrando abilità sia sul ghiaccio che sulla roccia. Dagli anni Novanta del XIX secolo, compie i suoi studi preliminari con sopralluoghi e fotografie, non potendosi fidare delle cartine geografiche che reputa fin troppo approssimative. Apprende i segreti dell’alpinismo dalla guida Alessandro Burgener – coprotagonista del libro – con il quale condivide i valori dell’arrampicata. Già dai Charmoz del 1882, Mummery si interroga sulla correttezza dell’uso dei pioli durante le ascensioni, arrivando alla conclusione – insieme a Burgener e alla guida Benedikt Venetz – di non profanare la montagna. L’alpinismo, per Mummery, è «un gioco puro» (p. 7) durante cui «lo spettatore non vede che quello che s’armonizza con sé medesimo» (p. 15). Compie numerose ascensioni in solitaria, a cominciare dalla ripetizione dei Charmoz nel 1892 e questo perché – come spiega dettagliatamente nel quinto capitolo – l’esplosione del turismo alpino ha trasformato «la guida in un impresario» (p. 81) con il quale l’alpinista non ha più un rapporto intimo basato sulla fiducia. Avverte – come racconta egli stesso – un mutamento della pratica alpina e protegge con sferzanti parole quelli «della vecchia scuola» (p. 84). Concorda con Leslie Stephen nel considerare «l’alpinismo uno sport» (p. 98) che apre le porte alla contemplazione della natura e che «ha nel pericolo una potenza educatrice e purificatrice che non si trova in alcuna scuola» (p. 220). Ritiene che «se la felicità spesso sfugge chi l’insegue può tuttavia a volte essere sorpresa addormentata sulle strane rocce delle guglie di granito» (p. 77) per cui «perseguire un qualunque scopo scientifico appare un sacrilegio della peggior specie» (Ibidem). È imprescindibile la lettura del quattordicesimo e ultimo capitolo del volume, Piaceri e pene dell’alpinismo, in cui Mummery espone le sue idee circa l’alpinismo con una prosa chiara, polemica e di impianto logico-deduttivo. La scrittura è per Mummery un mezzo per ricordare e per emozionarsi nuovamente al rammentare certi panorami. Anche se si sofferma a più riprese su imprevisti e problemi caratterizzanti le sue imprese alpinistiche, Mummery non drammatizza gli eventi e insiste, in particolare, sulla loro risoluzione. La sua scrittura è ironica e lucida. Nonostante la sua precisione descrittiva e talvolta tecnica della pratica alpinistica, Mummery ha un chiaro scopo letterario e si inserisce volontariamente, attraverso numerose citazioni, sul binario che va da Tyndall a Whymper.
[Clementina Greco, 25 marzo 2024]
Ultimo aggiornamento
06.02.2025